ANNO 14 n° 120
Peperino&Co.
Sua maestà il ponte
di Ronciglione
di Andrea Bentivegna
30/01/2016 - 02:00

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Nel turbinio recente di dichiarazioni da parte dei politici locali, tra annunci e promesse, una proposta in particolare ha catturato la mia attenzione: la riapertura della tratta ferroviaria Orte - Civitavecchia.

Un tracciato strategico, dicono, che consentirà di collegare rapidamente molti centri della provincia e che avrà addirittura ricadute per tutto il continente europeo permettendo all’importante corridoio Berlino-Palermo di arrivare sino al mare.

Tutto vero, ma c’è qualcos’altro. Lungo questa linea ferroviaria oggi in disuso infatti si incontra un piccolo capolavoro ingegneristico che merita di essere raccontato. Sto parlando di un’opera mirabile, una costruzione straordinaria ed assolutamente avveniristica per la sua epoca: il ponte ferroviario di Ronciglione.

Quando nel lontano 1928 si costruì questa ferrovia ci si trovò, ben presto, di fronte ad una non facile sfida. Poco fuori questo comune del viterbese infatti vi era una vallata molto profonda e larga circa centoventi metri che doveva essere attraversata dalla linea. A complicare ulteriormente la cosa c’era la natura del terreno, piuttosto cedevole, che avrebbe messo così a repentaglio le strutture in muratura tradizionali troppo rigide per supportare le deformazioni imposte dagli assestamenti.

La soluzione più ragionevole sarebbe stata quella di utilizzare un materiale versatile e deformabile come l’acciaio. Già, facile dirlo ora, ma nel 1928 le saldatrici erano una rarità, del resto erano state inventate giusto da una decina di anni; Occorreva dunque assemblare la struttura diversamente con i tradizionali bulloni e rivetti.

Per risolvere la questione si decise di ricorrere ad una tecnologia messa a punto dall’ingegnere svizzero Jules Röthlisberger che, qualche anno prima, aveva messo a punto, per la Società Nazionale Officine di Savigliano, una tecnologia cosiddetta “incernierata” con la quale, nel 1889 fu costruito il famoso ponte San Michele sul fiume Adda.

Per dare un’idea di quanto la struttura sopra al Rio Vecano sia importante basterà ricordare che, in tutto il mondo, sono solamente nove i ponti costruiti in questo modo e cioè con un grande arco in acciaio (che in realtà è costituito da una coppia di archi simmetrici affiancati) sostiene i due piloni più piccoli dei quattro totali su cui poggia il ponte. Ognuna di queste parti poi, e in questo risiede la straordinarietà dell’opera, sono incerniera e non quindi fissate tra loro permettendo a tutta la struttura di essere isostatica che, in parole povere, sta a significare capace di assecondare le deformazioni del terreno senza essere danneggiata,

Una soluzione notevole che fu ispirata direttamente dalle idee di uno dei più importanti ingegneri del mondo, quel Gustave Eiffel divenuto famosissimo per l’omonima torre parigina.

Questo ponte dunque rappresenta una rarissima testimonianza del suo tempo, della tecnologia e dell’abilità dei suoi costruttori e del suo tempo ma non solo; Con il suo profilo inconfondibile che elegante si staglia sulla verdissima vallata è divenuto infatti una parte significativa ed affascinante del paesaggio rurale ronciglionese al pari, per fare un esempio, degli antichi acquedotti romani celebrati dai pittori durante il romanticismo.





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